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Direttiva UE case green: cos’è e quali criteri introduce per le imprese edili

20.03.2023 | 7 minuti di lettura | Written by Davide S.

Sfide e previsioni per il settore delle costruzioni nel 2023

Quali sono le principali sfide che il settore delle costruzioni deve affrontare e quali misure possono contribuire a mitigarne l‘impatto?

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In un’epoca in cui il dibattito sul cambiamento climatico è all’ordine del giorno, ogni settore adotta soluzioni per promuovere lo sviluppo sostenibile, inclusa l’edilizia.

Il tema non sfugge di certo a Bruxelles.

Difatti, proprio grazie a un recente provvedimento – la direttiva UE case green – l’Unione Europea ha imposto una nuova stretta sulle norme di costruzione, volta a promuovere la sostenibilità nel settore edile.

Questa misura introduce nuovi criteri sia per gli edifici in costruzione che quelli da ristrutturare, e impone regole che possono costare caro alle imprese edili.

Difatti, adattarsi a un cambiamento così repentino non sarà facile, e richiederà denaro, attenzione alle norme e grandi investimenti da parte delle aziende.

A questo punto, dunque, il dubbio sorge spontaneo:

Cosa dice esattamente la direttiva UE case green e quali misure adottare per rispettarla?

In questa guida vedremo esattamente cos’è questa direttiva, quali sono le norme che introduce, e come le imprese edili possono adattarsi ad esse senza spendere fortune in termini di tempo e di denaro.

Cos’è esattamente la direttiva UE case green?

La direttiva UE case green è un provvedimento legale emanato dall’Unione Europea, il cui nome specifico è Energy performance of buildings directive, o EPBD.

Questa norma risale a ormai diversi anni fa, ma è stata modificata e aggiornata in maniera recentissima, con modifiche che hanno imposto un’ulteriore stretta nei confronti delle imprese edili.

I goal della direttiva UE case green sono principalmente due:

  • Aumentare il tasso di ristrutturazioni, per svecchiare gli edifici presenti sul suolo dell’Unione Europea e aggiornarli agli ultimi standard di sostenibilità;
  • Ridurre il consumo energetico e le emissioni generate dal settore dell’edilizia.

La norma si inserisce in un quadro più ampio di provvedimenti per favorire lo sviluppo sostenibile dell’Unione Europea, i cui edifici – secondo le statistiche – sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas serra.

Ma passiamo subito ai contenuti della direttiva UE case green e ai nuovi criteri che le imprese edili saranno chiamate a rispettare:

Sfide e previsioni per il settore delle costruzioni nel 2023

Quali sono le principali sfide e cosa possiamo fare per affrontarle?

Edilizia in Italia: le regole da rispettare per essere a norma con la direttiva UE case green

Il principale punto focale della direttiva UE case green è il miglioramento della classe energetica degli edifici.

Nello specifico, l’Unione Europea ha delineato in maniera chiara diversi obiettivi, che variano in base al tipo di edificio e dell’uso che ne viene fatto.

Ad esempio, gli edifici residenziali dovranno raggiungere:

  • La classe di prestazione energetica E entro il 2030;
  • La classe di prestazione energetica D entro il 2033.

Per riferimento, in Italia, oltre un edificio su due ricade al di sotto di queste classi (nella classe F o, più gravemente, nella classe G, la più bassa).

L’UE ha provato a venire incontro ai casi specifici di ogni Paese, stabilendo che la classe G dovrà corrispondere a non oltre il 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ciascuno stato.

Per ultimo, la direttiva UE case green afferma che:

  • Gli edifici non-residenziali e quelli pubblici dovranno raggiungere gli obiettivi preposti prima rispetto agli edifici residenziali (classe E entro il 2027 e classe D entro il 2030);
  • Verrà vietato agli Stati membri di offrire incentivi per l’acquisto di caldaie a combustibili fossili, sempre con l’obiettivo di ridurre le emissioni.

Direttiva UE: in quali casi entra in vigore

I nuovi criteri introdotti dalla direttiva UE case green sono applicabili sia agli edifici in costruzione, che a quelli già presenti sul suolo italiano.

Nello specifico, gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (come lavori di isolamento o migliorie all’impianto di riscaldamento) andranno effettuati:

  • Nel momento in cui l’immobile viene venduto;
  • Quando un nuovo inquilino si stabilisce nella proprietà.

Per i nuovi edifici, invece, l’obiettivo è di raggiungere la soglia di emissioni zero a partire dal 2028 (e dal 2026 per quanto riguarda gli edifici pubblici).

La direttiva UE case green sancisce infine che tutti i nuovi edifici dovranno essere dotati di tecnologie solari entro il 2028 (laddove possibile tecnicamente ed economicamente).

La data limite per questa misura è invece fissata al 2032 per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti.

Direttiva UE: gli edifici esclusi

Le nuove misure introdotte dalla direttiva UE case green non si applicano ad alcuni edifici specifici, tra cui:

  • Ai monumenti;
  • Agli edifici tecnici;
  • Agli edifici usati in maniera temporanea;
  • Ad alcuni edifici di grande valore storico o architettonico, selezionati dal Paese di appartenenza;
  • Alle chiese e ai luoghi di culto.

Altri diritti aggiuntivi saranno inoltre riconosciuti a ciascun Paese membro, che potrà scegliere:

  • Di esentare dalle ristrutturazioni alcuni edifici dell’edilizia sociale pubblica, laddove esse comporterebbero un aumento sui costi di affitto non compensati dai risparmi energetici;
  • Di adeguare e rivedere i nuovi obiettivi in funzione della loro fattibilità sia in termini economici che di disponibilità della manodopera, ma solo per una percentuale limitata di edifici.

 

Adattarsi alla direttiva UE case green: come le imprese edili possono risparmiare sui costi e sui lavori

Adattarsi ai nuovi criteri imposti dalla direttiva UE case green è una sfida ardua, che le imprese edili sono chiamate ad affrontare e a cui non possono sottrarsi.

Difatti, non sarà facile attuare un simile cambiamento e, soprattutto, non sarà economico – sia in termini di denaro, che di tempo e di manodopera impiegata.

Questi costi potrebbero rappresentare un grave ostacolo per il successo e la sopravvivenza delle imprese edili, già messe a dura prova dal rincaro dei prezzi delle materie prime.

Perciò, come risparmiare sui lavori di miglioramento delle classi energetiche, rimanendo in regola con la legge e senza spendere una fortuna in costi aggiuntivi?

La risposta esiste e si chiama PlanRadar.

PlanRadar è un software gestionale che permette alle imprese edili di risparmiare sulle proprie operazioni grazie a una gestione più efficace dei lavori, della burocrazia e del proprio personale.

Ecco come:

  • Grazie alla possibilità di segnalare errori in maniera tempestiva sulle planimetrie, PlanRadar permette di tagliare costi aggiuntivi legati ai difetti costruttivi;
  • Tramite l’opzione per salvare tutta la documentazione in digitale e in un luogo sicuro, PlanRadar consente di evitare costose inefficienze e errori, oltre ai costi di conservazione dei documenti cartacei.

Queste e altre funzioni di PlanRadar (come la possibilità di visualizzare modelli BIM da qualsiasi luogo e dispositivo) permettono alle imprese edili di ottimizzare le proprie operazioni, riducendo errori, inefficienze e costi.

Ciò rende PlanRadar lo strumento perfetto per le imprese edili che vogliono fronteggiare l’aumento dei costi per la direttiva UE case green e gestire il processo in maniera efficace, serena e senza errori.

È possibile provare PlanRadar in maniera 100% gratuita grazie a un periodo di prova di 30 giorni, disponibile direttamente sul sito ufficiale.

PlanRadar si è dimostrato uno strumento intuitivo e di facile utilizzo nei nostri processi. Attualmente viene utilizzato principalmente per la verifica della costruzione e la gestione dei difetti. Tuttavia, in futuro sarà adottato anche per la documentazione relativa ai lavori di costruzione.

Roger Lenherr, Senior Project Manager di BILLA AG

Domande frequenti sulla direttiva UE case green

Cosa prevede la direttiva europea sulla casa?

La direttiva UE case green prevede un miglioramento delle classi energetiche degli edifici all’interno dell’Unione Europea. Tutti gli edifici – salvo alcune eccezioni – dovranno raggiungere almeno la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033.

Cosa deve avere una casa per essere in Classe E?

Per rientrare nella classe di efficienza energetica E, un edificio deve avere un consumo energetico compreso tra i 90 e i 120 kilowatt/ora per metro quadro. La classe E rappresenta uno dei gradini più bassi della scala energetica, che va dalla lettera A (la più alta) alla G.

Quale classe energetica chiede l’Europa?

Con l’introduzione della direttiva UE case green, l’Unione Europea ha stabilito che gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033. Sono previste eccezioni per alcuni edifici specifici, come le chiese e i monumenti.

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